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Come e perché aumentare la percezione di felicità, focalizzandoti su te stessə

In questo articolo vorrei esplorare i risultati di uno studio abbastanza recente il quale prende in esame se elargire aiuto agli altri piuttosto che verso noi stessi possa portare a un maggiore benessere personale percepito.


Ricerche passate suggeriscono con moderata fermezza che potremmo trarre maggiori benefici dall'aiutare e dare agli altri. Ma, allo stesso tempo, troppa attenzione agli altri a volte può portare ad una perdita di attenzione rispetto ai nostri bisogni (attenzione che dovrebbe rimanere costantemente alta e vigile dentro di noi) e quindi ad un progressivo esaurimento energetico. Ora, nuove ricerche suggeriscono che la formula più equilibrata per sentirsi a posto con se stessi è quella di voler perseguire un mix di entrambe le strategie, ognuna delle quali può migliorare il nostro benessere in modi leggermente diversi.


In uno studio pubblicato sulla rivista Emotion, 263 partecipanti americani hanno ricevuto istruzioni sul proprio smartphone ogni giorno per 10 giorni, per svolgere una su tre attività proposte. A un gruppo è stato assegnato di impegnarsi in azioni morali (come dare in beneficenza qualcosa o aiutare qualcun altro), un gruppo ad effettuare pensieri morali (come pensare cose positive relativamente a qualcun altro o sperare nel successo di qualcun altro) e un gruppo a compiere azioni gentili per se stessi (come rilassarsi, concedersi un buon pasto o praticare un'attività preferita).

Nei primi cinque giorni di studio, i partecipanti sono stati istruiti a completare la pratica assegnata; negli altri cinque non hanno ricevuto istruzioni.


Ogni notte, i partecipanti dovevano compilare auto-test sulla loro felicità, sulla loro soddisfazione nella vita, sul loro scopo nella vita e su come si sentivano relativamente alla connessione con gli altri. Inoltre i test richiedevano di indagare anche quanto i partecipanti si sentissero moralmente sicuri e virtuosi, quanto fossero esausti e quanto provassero emozioni diverse, tra cui gratitudine ed elevazione (intesa come il sentimento di ispirazione che deriva da una buona azione compiuta a favore di qualcun altro).


I ricercatori hanno quindi confrontato le risposte delle persone nei giorni in cui si sono impegnati nelle pratiche richieste rispetto ai giorni in cui non lo hanno fatto e hanno scoperto che le pratiche portavano intrinsecamente una vasta gamma di benefici. In particolare, tutte e tre le pratiche hanno portato i partecipanti a riferire:

  • maggiore felicità;

  • maggiore soddisfazione di vita;

  • elevazione;

  • vicinanza con gli altri.


Ma alcune pratiche hanno avuto particolari benefici.

Solo compiere azioni morali e pensare pensieri morali ha portato le persone a sentirsi più empatiche, morali e riconoscenti. E solo compiere azioni morali ha portato le persone a sentirsi meno arrabbiate, meno isolate, più sotto controllo e più entusiaste nel condurre la propria vita. È interessante notare che i ricercatori hanno scoperto che la pratica attuata nel "trattamento da soli" ha avuto un vantaggio unico: ha portato le persone a sentirsi meno esauste.


I ricercatori suggeriscono che le attività focalizzate sugli altri e le attività focalizzate su noi stessi potrebbero influire sul nostro benessere attraverso percorsi diversi. Atti focalizzati su altri potrebbero favorire il benessere "eudaimonico", che deriva da un senso di scopo e significato. D'altra parte, comportamenti auto-focalizzati potrebbero portare altresì un benessere "edonico" (sentimenti di felicità e piacevolezza).


Questa ricerca si basa su uno studio del 2018, che ha scoperto che essere gentili con gli altri o verso se stessi ha aumentato la percezione della felicità degli individui. Tuttavia, questo studio precedente si concentrava solo su un beneficio (la felicità appunto), mentre lo studio sopracitato includeva una gamma più ampia di percezioni emotive e ha trovato effetti correlazioni diverse sull'empatia, la moralità, la gratitudine e l'esaurimento energetico delle persone.


Prendersi del tempo e ricavarsi uno spazio per prendersi cura di sé può impedire l'esaurimento energetico che, fin troppo spesso nella conduzione di stili di vita frenetici e senza sosta, risulta superfluo o di scarsa priorità. Alla fine, suggeriscono i ricercatori, l'obiettivo ideale sarebbe quello di bilanciare la cura di sé con l'aiuto degli altri, il che è più facile a dirsi che a farsi, ovviamente.


"Alternare la strategia adottata potrebbe consentire alle persone di ottenere i vantaggi di entrambi, senza gli svantaggi di entrambi", scrivono gli autori dello studio Adam Waytz, professore associato presso la Kellogg School of Management presso la Northwestern University, e Wilhelm Hofmann, professore presso l'Università di Colonia.

In altre parole, non dovremmo necessariamente cercare il segreto della felicità, immaginando che sia univoco, ma piuttosto praticare una varietà di attività per arrivare a questo obiettivo trasformativo.


tratto da alcune riflessioni di: Elizabeth Hopper




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