Se state leggendo questo blog-post, forse l'argomento tocca qualcuno che conoscete o, come è molto più probabile, tocca proprio voi stessi. Solo che del perfezionismo si parla spesso in termini piuttosto netti, taglienti, spesso simili ad un aut-aut sull'atteggiamento da condurre in una situazione data (con buona probabilità il lavoro c'entra quasi sempre, ma non escludiamo affatto nemmeno la vita privata).
La perfezione, o come sarebbe meglio dire, l'immagine che abbiamo di ciò che dovrebbe essere perfetto a nostro insindacabile giudizio, è un freno totale alla felicità.
Finché hai fatto della perfezione un vanto per te stessǝ non si può discutere molto, poichè è una scelta più o meno consapevole, ma comunque individuale e personale.
Cosa succede se invece cerchi di rendere i tuoi figli perfetti?
Magari ti sei già trovatǝ a dire tra te e te: "Cavolo, ho creato un perfezionista!!"
E proprio ora che te ne stai accorgendo sei preoccupatǝ che tuǝ figliǝ finisca per essere depressǝ e soffocatǝ o che diventi un ansioso consumatore di metanfetamine!! Fermati!
Tutti staranno bene. Non è necessario nemmeno essere un genitore perfetto per crescere bambini felici.
Oltre al buon senso e alle storie tramandate di errori risolti o meno in famiglia, ci sono prove scientifiche a sostegno di questo fatto.
Il perfezionismo si basa sulla paura di fallire.
Lo scenario peggiore per i perfezionisti, quindi, è commettere un errore o vivere un fallimento e qualcuno di esterno che lo scopre improvvisamente.
Ecco qui una sintesi stringata della logica del perfezionismo:
Smetto di essere ossessionatǝ dall'essere perfetto → non sarò perfettǝ → mi sentirò malissimo
Come sistema logico e razionale diciamo che "suona" bene, ma in realtà fa acqua da tutte le parti.
Se vogliamo provare ad installare una nuova abitudine in chi sente di "dover" essere perfettǝ, un modo funzionale per disabituarlǝ è mostrargli che quando sbaglia e fallisce, in realtà non si sente male come avrebbe pensato. Anzi, potrebbe sentirsi terribilmente GRATƏ (almeno questo è quello che succede a me e a tantissime altre persone che ci hanno lavorato un pò su).
Secondo lo studioso di perfezionismo Randy Frost, i perfezionisti credono che la loro autostima dipenda dalle loro prestazioni: se non fanno bene qualcosa, non valgono nulla (e non sono quindi degni di stima o ancor peggio, amore). Ecco perché pensano che si sentiranno male quando smetteranno di cercare di essere perfetti. I perfezionisti tendono a pensare che il mancato raggiungimento dei risultati diminuirà seriamente l'affetto e l'alta considerazione...indovinate un pò di chi sto per parlare? Ebbene sì, dei loro genitori.
Come aiutare il perfezionista della vostra vita
Immaginate o chiedetegli direttamente di impegnarsi in qualsiasi cosa su cui tende a essere perfezionista.
Se sei tu la persona a cui a ti stai rivolgendo, immagina un vero e proprio dialogo interiore, se invece è unǝ figliǝ a cui ti rivolgi, prova a parlargli in questo modo.
Supponiamo, ad esempio, che Giorgia (nome di fantasia) stia cercando di disegnare qualcosa che non ha mai disegnato prima, come una quercia. Il voler performare al meglio, farà si che lei possa dimostrarsi riluttante nel farlo (con tutto ciò che questo comporta).
Chiedile quindi di farlo, possibilmente male.
Cosa significa aver disegnato una quercia terribile, se è venuta male?
Pensa che significhi che non è una brava artista?
Pensa che non essere un grande artista sminuisca il suo valore?
A questo punto è importante sottolineare un grande fallimento, magari di qualche personaggio famoso. Ad esempio potrebbe essere utile farle notare che Thomas Edison ha dovuto fare più di 1.000 tentativi prima di inventare con successo la lampadina, 1000!
Se invece la quercia è, al contrario, molto bella ai suoi occhi, chiedile cosa pensa che significhi.
Il messaggio essenziale che è necessario far passare è che non ti importa nulla se sa disegnare o meno: la ami così com'è.
Non è forse ciò di cui hai bisogno anche tu, se rientri nel dominio dei perfezionisti incalliti?
Prova a chiederle ora come si sente.
È probabile che non si senta malissimo, ma che si senta amata e curata da voi.
Fatelo notare in modo empatico:
"Sembra che tu stia bene anche se hai fatto qualcosa che temevi potesse metterti in cattiva luce".
Congratulazioni entusiastiche:
"Che bello! Stai imparando a provare cose nuove e a rischiare! Whoo-hoo!"
Che succede quando non dobbiamo più aspirare a dei canoni non necessariamente così evidenti (e quindi "fare bene" qualcosa che ci aspettiamo venga fatta in un certo modo)?
La risposta è: assolutamente nulla! Se non un grande senso di rilassamento perché tanto...tutti stanno (come nel caso appena citato), disegnando male.
Non c'è più necessità di:
mostrarsi;
performare o gareggiare rispetto a qualcun/qualcos'altro;
giudizio esterno;
pattern obbligato o ideale da seguire.
I perfezionisti, ma in generale ogni persona da questo può imparare o re-imparare che:
fallire non solo non fa male, ma soprattutto non lascia strascichi se non piccoli spazi di libertà.
A questo punto, facendo uno step in più, potrai aiutarla a sviluppare una strategia che possa funzionare meglio nel prossimo tentativo. Cerca di mantenere un tono leggero e sempre positivo.
Se i figli ridono di loro stessi mentre riflettono sui loro lavori fatti in modo imperfetto, allora possiamo star certi di aver avuto successo e fatto un buon lavoro!
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